Eleonora: incontrai a Bologna l’editore, era una bellissima giornata, lui passava di lì perché diretto a Roma.
Mister Ki: ti sei perciò recata a Bologna, non è proprio dietro l’angolo…
E: eh, vero, era stato così gentile, tante parole carine sul mio romanzo, insomma non potevo rifiutare.
K: che tipo era?
E: una persona socievole, distinta, mai sopra le righe, colto, dopo avere parlato del nostro amato paese, così devastato dalla corruzione, iniziammo a parlare della mia scrittura, ascoltai estasiata…
K: non dirmi che ti ha fatto qualche proposta indecente…
E: no no, molto gentile, credimi, mi ha parlato del ritmo del romanzo, dei personaggi, qualcuno da migliorare, della trama originale, ma dopo mi parla della crisi dell’editoria, che gli editori devono consociarsi con gli scrittori, assumersi entrambi il rischio della pubblicazione di un libro, perché solo insieme si può vincere…
K: se l’imprenditore è lui! Che cosa c’entra il rischio dello scrittore, non è che quando vado a comprare il pane il panettiere mi chiede di contribuire al mutuo sui suoi forni… rientrerà nei debiti nel tempo, grazie alla sua capacità di stare sul mercato con un buon pane, no?
E: uhm… non lo so, mi sembrava che il suo discorso non fosse fuori di testa, una persona a modo sai, molto gentile ti ripeto, a un certo punto mi ha chiesto perché volevo pubblicare il romanzo e io sono stata sincera, gli ho detto che volevo diventare famosa con i miei libri e girare il mondo.
K: ah. E lui?
E: mi ha detto che allora bisognava rischiare di più, essere convinti della splendida avventura editoriale, del peso della scelta, dell’importanza di buttarsi con orgoglio dentro l’arte, perché l’artista ha una voce da sviluppare e solo con un editore che segue passo passo lo scrittore diventa possibile realizzare i sogni.
K: insomma, che cosa ti ha chiesto?
