Dove stiamo andando verrebbe da dire. La costante è il cambiamento, non rallenta il cambiamento negli ultimi anni: internet moltiplica le possibilità, gli smartphone e i tablet stravolgono la lettura, il digitale condiziona la filiera del libro, i bestseller annientano la forza dei piccoli editori, il self-publishing permette agli scrittori in erba di evitare le case editrici, l’ebook sta galoppando.
C'erano una volta i “blog personali”. E ci sono ancora. Anche se, mi pare, stiano avanzando verso una progressiva settorializzazione, verso una inarrestabile specializzazione. Mi piace cucinare: apro un food blog. Sono incinta: apro un mom blog. Militare in missione: war blog (e non blog wars, facciamo attenzione). Sono uno smanettone: tech blog. Non con questa rigidità, è palese. Tuttavia, una domanda sorge spontanea: chi è il lit blogger?
C’è modo e modo di intendere un blog letterario, di avvicinarsi a esso e di trarne spunto per una lettura, un ascolto critico e selettivo. È un po’ come quando ci si avvicina a un’antologia critica perché consigliati da qualcuno, e allora ci si aspetta di trovare risposta a quello che si cerca. Spesso nei blog non c’è questa compensazione, ma un’apparente libertà di navigare orientata e diretta verso preferenze e gusti che si costruiscono nella comunità dei blogger, non fuori.
Forse i blog letterari sono il frutto di un’evoluzione che, come nella trama di un romanzo cyberpunk, ha avuto luogo in quell’ecosistema narrativo e narrante che è il web.
Ciao Stefano,
sono Marta. Ti rubo tre secondi e mezzo. Io non ho ancora capito cosa cavolo sono questi blog letterari, quindi non riesco a pensare ad una adeguata strategy, e non percependo alcun fee ho deciso di togliermi dal diagramma del coordinamento. Non ho ancora pensato ad un back up, ma se mi lasci tre secondi e mezzo ti trovo qualcuno che assuma la carica ad interim.
Baci,
Marta
