Il Festival dei Blog Letterari

7/8 Luglio 2012 - Thiene (VI)

Il presente e il futuro dei blog letterari secondo Carlotta Borasio

Mercoledì 7 Novembre 2012 - 15:57
Il presente e il futuro dei blog letterari secondo Carlotta Borasio

Non so se avete mai visto Cucine da incubo, il programma in cui Gordon Ramsay con i suoi modi da fata turchina rimette in sesto ristoranti in condizioni disastrose. Dopo la pulizia cucine su cui, sono pietosa, vi risparmio i dettagli, si dedica a esplorare i dintorni per capire quali sono le risorse che la città offre, questo perché spesso e volentieri i gestori/cuochi usano o roba congelata o roba che arriva dalla Svervegia e costa uno sproposito.

Che c'entra con i blog letterari? C’entra perché aprire un blog letterario, oggi come oggi, è una follia esattamente come aprire un ristorante a Manhattan. In rete trovi di tutto, declinato in qualsiasi salsa, con redazioni che sparano ventitré articoli al giorno. Dunque se apri un blog devi capire come inserirti in questo panorama senza risultare un clone.

Da quando collaboro con una casa editrice, seguo decine di litblog. La cosa ci è tornata particolarmente utile quando io e Giulia Meli abbiamo dovuto pensare allo Starbooks. Ci siamo chieste che cosa volevamo e dovevamo fare per attirare un pubblico, per affezionare i lettori, insomma per crearci il nostro spazio.
L'unica risposta è stata: fare qualcosa di diverso. Proprio avendo sottocchio, tutti i giorni, i contenuti di alcuni blog, spogliati dalla loro grafica, privi di pubblicità, insomma nudi e crudi, ci siamo rese conto che in verità di spazio ce n'è più di quanto si pensi.
Giulia ha proposto di dare al blog un'atmosfera di bar, accogliente, informale e il nome Starbooks ci stava a pennello. Sembra un piccolo espediente, però ha funzionato.
Ultimamente mi sono messa ad analizzare quello che non funziona nei blog letterari, che magari sì, avranno un sacco di visite. Ma dibattito zero. (E a me di stare lì a contarmela, sinceramente...).

Una parte consistente di litblog (e di litblogger) ricorrono sempre agli stessi trucchetti. Si scrivono recensioni di libri di cui si è già parlato tanto, strafamosi, strachiacchierati. già recensiti ovunque. Poco importa se si tratta di una stroncatura, sicuramente quel libro qualcuno l'ha letto e ne ha sentito parlare, quindi cerca pareri. Sono tutti clic e commenti guadagnati con poco sforzo. Se poi i libri sono le case editrici a fornirli, magari con la promessa di mandarne altri, anche l'obbiettività va a farsi benedire. Non di rado le case editrici smettono di inviare i libri nel momento in cui o non viene fatta la recensione, o non è positiva come si aspettavano. Della serie, o mi accontenti o sei fuori dalle nostre grazie. (Senza contare che se vuoi pubblicare meglio non infastidire gli editori con troppa onestà).

A questo punto voi mi direte che è facile, basta pubblicare recensioni di autori sconosciuti. E invece alle volte non è sufficiente. Le recensioni quasi mai vengono commentate, anche da chi ha letto il libro. È un po' come per le presentazioni: ormai non funzionano più. Forse bisogna pensare qualcosa di nuovo, senza dover ricorrere al “seguirà buffet” per attirare gente.  

Altra cosa che per me non ha nessun senso: riportare un articolo di qualcun altro aggiungendoci giusto un commentino. Inutile. Il lettore il post se lo va a leggere nel blog originario dove l'autore può eventualmente rispondergli. Per condividere i link ci sono i social network.

Ma perché invece di pubblicare tanto e pubblicare male, non pubblicare un po' meno e cose più interessanti? Più buone? Più genuine? Perché invece di fare quello che fanno tutti non proporre qualcosa di diverso?

In questo i blogger non sono diversi dagli editori che pubblicano qualsiasi cosa “perché il mercato è fatto così” con la differenza che i blogger se ne possono pure fregare del “mercato” visto che non vendono e non guadagnano nulla.

Però dovrebbero sempre tenere in mente una cosa: il primo dovere di blogger è verso il proprio lettore.

Come direbbe Gordon Ramsay: “Hai assaggiato il piatto? Fa schifo. Con che coraggio lo mandi in sala!”

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Commenti

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